Più lontano di me. Grande più di me. Chissà dove. Questo desiderio d'altrove era dentro di me, anche se per assenza, come una mancanza imperiosa, e la sua indicibile presenza-assenza mi tormentava, mi ossessionava.
...Ma un luogo in cui non provavo alcun senso di estraneità c'era. Era la Camargue, ed era magica. Un sogno proveniente dal mare. A poche ore d'auto soltanto, si precipitava in un altro universo, in cui trionfava con impeto qualcosa di selvatico, di indomito.
Se ovunque avevo l'impressione d'essere una nota stonata,
là, invece, mi sentivo parte di una grande armonia.
Negli stagni, negli specchi d'acqua sconfinati, si sentiva la forza del Rodano, s'intuiva che poteva diventare un toro, ondate come cornate. Lì non c'era più il sole delle api e delle mimose da giardino, ma l'implacabile bagliore del mezzogiorno ai quattro punti cardinali.
I fenicotteri rosa, i cavalli selvaggi, smuovevano il penetrante profumo del sale e della terra. La libertà con cui, d'improvviso, gli uni prendevano il volo e gli altri partivano al galoppo scuotendo la criniera, mi rinvigoriva.
La Camargue era più di un paesaggio: la fugace avvisaglia, l'intuizione folgorante di un'armonia tra me e un avvenire.
Là, per la prima volta, ebbi il presagio di grandi cose, il presagio di un destino.
.
Sapevo che era un territorio di tutt'altra specie, uno di quegli spazi da cui ci si slancia, e andarci mi piaceva più di ogni altra cosa. Correvo piena di gioia, di esuberanza, per quella terra d'orizzonti dove ogni cosa esagera: sole troppo rovente, vento troppo forte, troppo imprevedibili le acque. Mi ripetevo le parole di Cézanne: Non mi avranno.
Me lo diceva anche la Camargue, e a tratti smettevo di far salti, corse e capriole nell'erba alta, e m'imponevo di camminare in punta di piedi, per non disturbare. Ero un'ospite, soltanto tollerata, come mi ricordavano le scottature del sole sulle spalle dalla pelle chiara e le punture delle zanzare; e al tempo stesso mi sentivo cavallo, vento, furiosa marea, dolce giacinto. Mi rotolavo nelle onde. Finalmente amica del mio corpo, nè femmina nè maschio. Soltanto viva: interamente, meravigliosamente viva. "
(tratto da Variazioni selvagge di Hélène Grimaud)
1 commento:
Questo luogo...questo tempo...esistono vero? domanda di un cucciolo alla madre...
Si nasconde agli occhi per aprirsi agli Occhi.
Perchè siamo costretti, manovrati...tutto è sorvegliato. Sento crescere una profonda rabbia...frasi vecchie..sento di esplodere in questo tempo e bruciare tutto. Ti aspetto Lupo...io non so più chi sono...annullamento dell'individuo pre esami di stato. Che il mio ululato possa presto tornare. A presto...quale è il tuo nome, il tuo VERO nome?
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